giovedì 5 maggio 2011

ISRAELE NON HA IL MONOPOLIO DELLA SOFFERENZA


Associazione di Amicizia Italo-Palestinese
Haaretz.com
22.04.2011
I nostri figli diventano più preoccupanti, proprio quando il Ministero dell’Istruzione investe le proprie risorse nel “rafforzare i valori ebraici e sionisti”.
Questa domenica è il 96° giorno della memoria per ricordare il sangue versato da 1,5 milioni di armeni. Quando si tratta dello sterminio di altri, Israele, pure, è negazionista. E’ vero, oggi la Turchia è un alleato che ha violato l’accordo, così abbiamo dato sfogo alla nostra giusta rabbia, ma non abbiamo ancora cambiato politica.
armenian genocide
Il fatto è che stanno ancora cercando le mani che lo hanno perpetrato. Ma non è nulla di nuovo neppure nelle relazioni tra gli stati. Detto tra noi, si va avanti come sempre, pure nel mondo della scuola. Fin dal tentativo di 10 anni fa di insegnare un corso sulla questione, gli orrori del genocidio in genere sono stati del tutto rimossi dal programma. Oggi, la Open University è l’unica istituzione in Israele che tiene un corso su “Dimenticare e Negare” – 700 studenti desiderano scoprire ciò che il sistema cerca di nascondere.
C’è un prezzo pesante da pagare per il negazionismo. Questo mese, sono state pubblicate cifre riguardanti i pareri dei nostri giovani, cifre che ci hanno disgustato. Circa il 60 % crede che un leader forte è più importate dello stato di diritto e che uno stato ebraico è preferibile a uno stato democratico. Circa la metà degli intervistati vorrebbe vedere negato agli arabi il diritto a essere eletti alla Knesset. Sono pure contrari ad avere dei vicini arabi e non credono nella coesistenza. Tutto ciò rappresenta il risultato del lavoro della versione locale della madrassa. Dovremmo formare un ragazzo per la strada in cui dovrebbe andare lui o la per la strada che dovremmo percorrere noi?
Così incontra i nostri figli e allievi; diventano preoccupanti, dal momento che il Ministero dell’Istruzione investe una gran parte delle proprie risorse spirituali e materiali per “rafforzare i valori ebraici e sionisti”. L’attenzione sulla “cultura e il patrimonio ebraico” è così forte che l’educazione alla democrazia, l’educazione civica e alla convivenza sono state eliminate dal nuovo piano di lavoro inviato di recente alle scuole. Solo metà dello stato è rimasto ebraico e democratico, ma senza entrambe le parti il tutto non può sussistere. Se non è democratico, semplicemente non esiste.
Questo è ciò che succede quando l’intero mondo di qualcuno si concentra su Kiryat Arba, che è Hebron; quando ci crogioliamo solo nel nostro fango. Se ci liberassimo per un attimo dal ghetto mentale e culturale, se aprissimo una finestrina ai valori della democrazia, della pace, della tolleranza e del pluralismo – per arrivare a conoscere l’altro e ad accettarlo – il volto della generazione sarebbe meno canino e più umano.
Qual è l’aspetto positivo di una crescita del 2% del numero degli studenti delle scuole superiori che hanno diritto a un certificato di immatricolazione se la mente ebraica del cittadino che ne deriva subisce il lavaggio del cervello con idee razziste e antidemocratiche? Un buon ebreo, che si trovi nella sua tenda o fuori, deve essere una persona umana – che è una precondizione, se non si ritiene che i due termini si escludano a vicenda o siano in rotta di collisione. Per essere ebreo è sufficiente essere nato dalla madre giusta; lo sforzo ricade totalmente su di lei, con o senza anestesia epidurale. Per essere una persona umana è necessario un contributo personale.
E nessuno è un essere umano se non riconosce che lo è pure l’altro, e che è importante cercare di capire sia i suoi difetti che le sue speranze. Nessuno nasce assassino è nessuno è destinato a essere assassinato, e nessuna nazione ha il monopolio della sofferenza e del lutto. Il segnale di pericolo prima di un olocausto, genocidio, politicidio, etnocidio o pulizia etnica è lo stesso ovunque e sempre. E’ vero, la ricerca ha appreso come distinguere tra l’uno e l’altro, ma le vittime non prestano attenzione alle minuziose distinzioni.
Israele è l’ultimo paese che può permettersi il negazionismo – è una breccia che attrae gli assassini, ed ecco che arrivano. E se nella Residenza del Presidente, nell’Ufficio del Primo Ministro e del Ministero degli Esteri la gente si rifiuta ancora di capire, allora è il Ministero dell’Istruzione che deve spiegarglielo; è il suo lavoro. Non basta avere un maggior numero di certificati di immatricolazione che si accumulano sul tavolo perché li firmi il ministro o il direttore generale, se sono i certificati di un disastroso fallimento.


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