LETTERATURA STRANIERA
Classificazione | Letteratura francese |
Autore | Ondine Khayat |
EDITORE
Casa editrice | Piemme |
La trama e le recensioni di Le stanze di lavanda, romanzo di Ondine Khayat edito da Piemme. «Sono nata ricca, ma ho visto la mia fortuna involarsi come uno stormo d’uccelli. Soltanto i miei ricordi mi appartengono, sono tante fragili tracce impresse dentro di me. Certi giorni, il sole le illumina; certe notti, rimangono intrappolate in una tempesta di ghiaccio. Vivevamo a Marache, in Turchia, al confine con la Siria. È lì che sono venuta al mondo nel 1901. Mio nonno, Joseph Kerkorian, era armeno. Un uomo importante e saggio, solido come una roccia. Se, dopo l’inferno che ho conosciuto, dentro di me è rimasta una particella di fiducia nell’umanità, è grazie a lui. Avevamo una casa magnifica, e un immenso giardino dai fiori di mille colori. Sono stata amata da mio padre, dalla mamma dai baci di lavanda, dalla sorellina Marie, dal mio impetuoso fratello Pierre e da Prescott, il nostro gatto armeno con un nome da lord inglese. E da Gil, il piccolo orfano ribelle che un giorno, sotto il salice piangente, mi ha dato il mio primo bacio. Erano giorni immensi, eppure non potevano contenerci tutti. Nell’aprile 1915, il governo turco ha preso la decisione che ha precipitato le nostre vite nell’orrore: gli armeni dovevano sparire. Può un cuore dilaniato continuare a battere? E un giardino devastato dare nuovi fiori? Come posso donare ancora, proprio io, a cui hanno tolto tutto? Ascolta Joraya, mia adorata nipote, il racconto di una vita mille volte dispersa.»
Mi sono immerso nelle tristi pagine di questo romanzo e non ho saputo riemergere fino al raggiungimento dell'ultima riga. Mi ha commosso. Dolorosamente. E felicemente.
La tragedia del popolo armeno è riassunta nella vita di una donna, Louise. E' ancora una bambina quando scoppia la guerra, quando inizia la deportazione degli armeni e quel doloroso genocidio ancora oggi poco conosciuto. Cresciuta in una luminosa abitazione, circondata dall'amore di una famiglia presente e sostenuta dalla saggezza di un nonno che ha sempre le giuste risposte, si ritrova a marciare nel deserto in compagnia di altri disperati, verso chissà cosa.
E quella bambina, che prima era l'emblema della gioia, della voglia di vivere, una fontana di energia e di parole che sgorgavano dalla sua penna con disarmante facilità ed intensità, ora viene uccisa. Nel cuore e nell'anima. Le parole disegnano immagini di violenze e dolore che fanno male. Louise si salva solo grazie alla presenza della fragile sorella Marie, la cui salvezza diventa lo scopo supremo. Poi inizia a sopravvivere.
Essere sradicati dalla propria terra, vedere tranciati di netto i legami familiari, subire un destino che mai ci si sarebbe aspettato, ad un'età di ancora completa innocenza. Come si diventa? Si comprende bene la mancanza di energia, di curiosità per la vita, la profonda tristezza che abbraccia Louise. Sentimenti che vengono così ben descritti che mi hanno ingabbiato in una tristezza demolita con grande fatica. E' un romanzo che coinvolge profondamente. Ed è un messaggio di speranza.
Ondine Khayat è nata nel 1974 da madre francese e padre armeno. Attualmente vive a Parigi, dove collabora con varie ONG per la realizzazione di progetti umanitari. Le stanze di lavanda, suo primo romanzo, racconta le memorie della nonna armena.
La tragedia del popolo armeno è riassunta nella vita di una donna, Louise. E' ancora una bambina quando scoppia la guerra, quando inizia la deportazione degli armeni e quel doloroso genocidio ancora oggi poco conosciuto. Cresciuta in una luminosa abitazione, circondata dall'amore di una famiglia presente e sostenuta dalla saggezza di un nonno che ha sempre le giuste risposte, si ritrova a marciare nel deserto in compagnia di altri disperati, verso chissà cosa.
E quella bambina, che prima era l'emblema della gioia, della voglia di vivere, una fontana di energia e di parole che sgorgavano dalla sua penna con disarmante facilità ed intensità, ora viene uccisa. Nel cuore e nell'anima. Le parole disegnano immagini di violenze e dolore che fanno male. Louise si salva solo grazie alla presenza della fragile sorella Marie, la cui salvezza diventa lo scopo supremo. Poi inizia a sopravvivere.
Essere sradicati dalla propria terra, vedere tranciati di netto i legami familiari, subire un destino che mai ci si sarebbe aspettato, ad un'età di ancora completa innocenza. Come si diventa? Si comprende bene la mancanza di energia, di curiosità per la vita, la profonda tristezza che abbraccia Louise. Sentimenti che vengono così ben descritti che mi hanno ingabbiato in una tristezza demolita con grande fatica. E' un romanzo che coinvolge profondamente. Ed è un messaggio di speranza.
Ondine Khayat è nata nel 1974 da madre francese e padre armeno. Attualmente vive a Parigi, dove collabora con varie ONG per la realizzazione di progetti umanitari. Le stanze di lavanda, suo primo romanzo, racconta le memorie della nonna armena.
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