SAGGISTICA
Autore | Lodovico Ellena |
EDITORE
Casa editrice | Edizioni Tabula Fati |
La presentazione e le recensioni di La fuga della verità, saggio di Lodovico Ellena pubblicato da Edizioni Tabula Fati. Esiste la verità o esistono le verità? Da questa apparentemente semplice domanda l'autore s’invola alla ricerca della verità assoluta, quella da cui tutte le verità relative dovrebbero derivare. Ma se la verità esiste, è alla portata della ragione e dello spirito umano? E tutti quelli che ritengono di essere depositari della verità assoluta — gli integralisti in particolare — su cosa fondano le proprie certezze definitive? Quesiti affascinanti che fanno di questo pamphlet un'opera provocatoria ed eretica.
Lodovico Ellena, nato a Torino nel 1957, ha svolto il servizio militare in Puglia ed in Veneto, e si è laureato in filosofia a Torino. Ha avuto discreta notorietà con il gruppo neopsichedelico Effervescent Elephants con l’edizione di vari dischi. È stato vice-preside, poi direttore, in un liceo torinese. Svolge numerose attività politiche e collabora a vari giornali. Ha pubblicato le seguenti opere: Smacacando un macaco (racconti di umorismo assurdo, Vercelli 1996 ), Non me ne frego più (Menhir, Sanremo 1997), Dove osano le coccinelle (Menhir, Sanremo 1998), Storia della musica psichedelica italiana (Menhir, Sanremo 1998), Neofascisti in bicicletta (Menhir, Sanremo 2000), Una strana storia intorno a un lago (Menhir, Vercelli 2001), Storie comuniste in bianco e nero (Menhir, Sanremo, 2001), Vicoli di storia. Quello che non si trova sui corsi (Menhir, Vercelli 2002), Camerati in cattedra. Mit pistolen (Menhir, Sanremo 2003), Gli elefanti che furono effervescenti (Menhir, Vercelli 2003), Archeologia in pillole, con Walter Camurati (Menhir, Vercelli 2004), La riconquista della posizione eretta (Menhir, Vercelli 2004), La patente europea del fascista (Tabula fati, Chieti 2004), Kulturkampf (Tabula fati, Chieti 2005), Riflessioni sulla storia (Tabula fati, Chieti 2005), Gaudeamus Igitur (Menhir, Vercelli 2005), Le pagine strappate della Resistenza (Tabula fati, Chieti 2006) e C’era una volta nei pressi di Alice Castello (Vercelli 2006).
Lodovico Ellena, nato a Torino nel 1957, ha svolto il servizio militare in Puglia ed in Veneto, e si è laureato in filosofia a Torino. Ha avuto discreta notorietà con il gruppo neopsichedelico Effervescent Elephants con l’edizione di vari dischi. È stato vice-preside, poi direttore, in un liceo torinese. Svolge numerose attività politiche e collabora a vari giornali. Ha pubblicato le seguenti opere: Smacacando un macaco (racconti di umorismo assurdo, Vercelli 1996 ), Non me ne frego più (Menhir, Sanremo 1997), Dove osano le coccinelle (Menhir, Sanremo 1998), Storia della musica psichedelica italiana (Menhir, Sanremo 1998), Neofascisti in bicicletta (Menhir, Sanremo 2000), Una strana storia intorno a un lago (Menhir, Vercelli 2001), Storie comuniste in bianco e nero (Menhir, Sanremo, 2001), Vicoli di storia. Quello che non si trova sui corsi (Menhir, Vercelli 2002), Camerati in cattedra. Mit pistolen (Menhir, Sanremo 2003), Gli elefanti che furono effervescenti (Menhir, Vercelli 2003), Archeologia in pillole, con Walter Camurati (Menhir, Vercelli 2004), La riconquista della posizione eretta (Menhir, Vercelli 2004), La patente europea del fascista (Tabula fati, Chieti 2004), Kulturkampf (Tabula fati, Chieti 2005), Riflessioni sulla storia (Tabula fati, Chieti 2005), Gaudeamus Igitur (Menhir, Vercelli 2005), Le pagine strappate della Resistenza (Tabula fati, Chieti 2006) e C’era una volta nei pressi di Alice Castello (Vercelli 2006).
Ci può essere una verità assoluta, cioè oggettiva e inconfutabile, oppure dobbiamo accontentarci di tante verità, cioè del soggettivismo della stessa?
E’ interessante questo saggio di Ellena che, nel prendere atto che la verità assoluta, o verità vera, non sembra essere accessibile, pone tuttavia l’accento sulla inderogabile necessità che essa esista, quantomeno come idea di riferimento sulla quale costruire regole. Infatti, senza una verità, assoluta o relativa, la società umana cadrebbe in contraddizione, perderebbe una visione coerente, con il rischio concreto di una degenerazione nel caos.
Le regole, in questo modo, si adeguano alla normalità, alla morale corrente, anche se la normalità non può essere la verità, ma un comportamento comune, quindi suscettibile di cambiare qualora il consueto atteggiamento dovesse mutare.
In questo modo la normalità produce una norma, che si trasforma in legge, legge che è un riferimento indispensabile nella struttura di una società, al punto che la legge diventa il criterio di verità da utilizzare per emettere un giudizio.
E’ quindi spiegata la necessità che esista la verità, ma questa, nella sua assolutezza, è e rimane e rimarrà sempre sconosciuta, anche se è compito primario della filosofia tendere a essa, pur nella consapevolezza che mai verrà disvelata.
Appare poi necessario mettere al bando in questo discorso la verità di fede, dove l’elemento di convinzione e di credo è dato solo dall’immensa fiducia per una verità che non appare dimostrabile.
In poche parole apprendiamo che la verità è avvolta nella caligine, ma è necessaria, ha avuto molte trasformazioni e di sicuro ne avrà ancora, quella assoluta non è prerogativa di qualcuno, ma solo tendenza, la verità è tremenda, è inconoscibile e irrinunciabile. C’è chi pretende di possederla, ma non è in grado di dimostrarla; la verità relativa è sempre un fatto dinamico e alla fine di tutti questi discorsi l’unica verità certa è che noi non conosciamo la verità.
Sono poche le pagine di questo saggio, ma ben scritte, in modo accessibile ai più e anche venate da una sottile ironia propria di chi è consapevole dell’impossibilità di pervenire alla verità assoluta.
Da leggere, ne vale la pena.
E’ interessante questo saggio di Ellena che, nel prendere atto che la verità assoluta, o verità vera, non sembra essere accessibile, pone tuttavia l’accento sulla inderogabile necessità che essa esista, quantomeno come idea di riferimento sulla quale costruire regole. Infatti, senza una verità, assoluta o relativa, la società umana cadrebbe in contraddizione, perderebbe una visione coerente, con il rischio concreto di una degenerazione nel caos.
Le regole, in questo modo, si adeguano alla normalità, alla morale corrente, anche se la normalità non può essere la verità, ma un comportamento comune, quindi suscettibile di cambiare qualora il consueto atteggiamento dovesse mutare.
In questo modo la normalità produce una norma, che si trasforma in legge, legge che è un riferimento indispensabile nella struttura di una società, al punto che la legge diventa il criterio di verità da utilizzare per emettere un giudizio.
E’ quindi spiegata la necessità che esista la verità, ma questa, nella sua assolutezza, è e rimane e rimarrà sempre sconosciuta, anche se è compito primario della filosofia tendere a essa, pur nella consapevolezza che mai verrà disvelata.
Appare poi necessario mettere al bando in questo discorso la verità di fede, dove l’elemento di convinzione e di credo è dato solo dall’immensa fiducia per una verità che non appare dimostrabile.
In poche parole apprendiamo che la verità è avvolta nella caligine, ma è necessaria, ha avuto molte trasformazioni e di sicuro ne avrà ancora, quella assoluta non è prerogativa di qualcuno, ma solo tendenza, la verità è tremenda, è inconoscibile e irrinunciabile. C’è chi pretende di possederla, ma non è in grado di dimostrarla; la verità relativa è sempre un fatto dinamico e alla fine di tutti questi discorsi l’unica verità certa è che noi non conosciamo la verità.
Sono poche le pagine di questo saggio, ma ben scritte, in modo accessibile ai più e anche venate da una sottile ironia propria di chi è consapevole dell’impossibilità di pervenire alla verità assoluta.
Da leggere, ne vale la pena.
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