La Marina israeliana annuncia che bloccherà le navi in partenza per Gaza. Il Coordinamento italiano invita la società civile a scendere in piazza se le violenze dello scorso anno dovessero ripetersi. A Roma un info point per aggiornamenti in tempo reale.
Di Emma Mancini
Di Emma Mancini
Le otto-dieci navi della seconda Flotilla, dedicata all’attivista italiano Vittorio Arrigoni e diretta a Gaza con a bordo aiuti umanitari, giocattoli, materiale scolastico e medicinali, salperanno nei prossimi giorni. L’obiettivo è accendere l’attenzione del mondo sull’assedio israeliano alla popolazione palestinese della Striscia. E per mantenere alta l’attenzione, la Freedom Flotilla Italia metterà in funzione un info point con l’obiettivo è diffondere in tempo reale le notizie sulle navi e sul viaggio verso Gaza.
“L’iniziativa della Freedom Flotilla – spiega in un comunicato il Coordinamento Nazionale della Freedom Flotilla Italia –, di cui è parte la nave italiana ’Stefano Chiarini’, è assolutamente legale e non violenta. Respingiamo con forza le ridicole insinuazioni della propaganda sionista in merito alle armi od altri strumenti offensivi a bordo delle nostre navi”.
Ecco perché il Coordinamento chiede l’aiuto di Roma e dell’Italia intera: una mobilitazione immediata nel caso in cui l’aggressione minacciata da Israele si concretizzi, come accaduto nel maggio dello scorso anno. “Facciamo appello a tutti gli amici del popolo palestinese – continua il comunicato – affinché siano pronti a mobilitarsi immediatamente nel caso il governo israeliano decida di mettere in atto le sue minacce e di attaccare la Freedom Flotilla, come avvenuto lo scorso anno, quando vennero assassinati dai militari israeliani nove attivisti. Nel caso l’attacco minacciato si verificasse, invitiamo sin da ora a scendere subito in piazza, a Roma all’ambasciata israeliana in Via Michele Mercati, a Milano al consolato israeliano in Corso Europa ed in tutte le altre città nelle piazze principali”.
Intanto si parte oggi con un assaggio in terra italiana: alle 18 Piazza Duomo a Milano si colorerà delle bandiere della Palestina e della Freedom Flotilla.
Le otto o dieci navi in partenza per Gaza porteranno tra 500 e 600 attivisti provenienti da 22 diversi Paesi del mondo. Non ci saranno i turchi della Mavi Marmara, oggetto della violenza israeliano nel 2010, ufficialmente perché i danni subiti lo scorso anno non permetterebbero la navigazione. Ma c’è chi vede nello stop imposto dal governo di Ankara, impegnato in un riavvicinamento con Israele, il vero motivo dell’annullamento del viaggio. Troppe le pressioni su Erdogan da parte occidentale e la Marmara non partirà.
Non mancheranno gli americani, ed in particolare gli ebrei americani che secondo “The Audacity of Hope” (la nave statunitense) saranno circa il 28% dei 36 passeggeri. “È importante che ci siano ebrei nella nave – ha detto Richard Levy, avvocato ebreo di New York citato dall’agenzia palestinese Ma’an News – La lobby filo-israeliana nel nostro Paese è molto potente. Non possiamo sostenere l’assedio israeliano, moralmente e giuridicamente inaccettabile”.
La nave a stelle e strisce porterà a Gaza anche migliaia di lettere di amicizia e solidarietà alla popolazione palestinese, per mettere in contatto le due società civili. L’iniziativa è stata annunciata dalla Audacity of Hope direttamente al presidente Obama in una lettera. Lo stesso presidente che attraverso i suoi portavoce ha invitato i cittadini americani a non imbarcarsi, per timore di indispettire l’arrogante alleato israeliano, ma anche perché le minacce alla Freedom Flotilla da parte di Tel Aviv non appaiono troppo velate.
Domenica durante una cerimonia al porto di Haifa, il comandante della Marina Militare israeliana, l’ammiraglio Eliezer Marom, aveva annunciato che la Flotilla sarà bloccata in alto mare e non sarà permesso ad alcuna imbarcazione di raggiungere le coste di Gaza. Un film già visto: a maggio dello scorso anno, la prima Freedom Flotilla fu arrembata da commando d’Israele e nove attivisti turchi rimasero uccisi nell’attacco. Dietro gli slogan umanitari, secondo Marom, si nasconde in realtà un pericoloso antisemitismo, “un odio verso lo Stato ebraico. Si cerca una provocazione di carattere mediatico per creare un’atmosfera di delegittimazione di Israele”.
L’ammiraglio ha poi proseguito indicando nella Flotilla uno strumento di lotta utile per Hamas: permettere alle navi internazionali di raggiungere Gaza, aprirebbe la navigazione libera verso la Striscia e “Hamas potrebbe dotarsi di quantità incontrollate di armi e minacciare Israele con missili terroristici”.
Secondo quanto riportato dall’agenzia italiana Ansa, fonti dell’intelligence di Tel Aviv temono che attivisti provenienti da Yemen e Giordania attaccheranno i soldati israeliani nel caso in cui questi blocchino le navi. Nei giorni scorsi i militari israeliani sono stati impegnati nella simulazione di un abbordaggio con tecniche nuove, al fine di “limitare” la perdita di vite umane. Limitare, non eliminare.
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