domenica 17 aprile 2011

I Verdi tedeschi sono il motore dell'onda neoconservatrice


Rassegna sull'ultimo libro di Jutta Ditfurth


Jutta Ditfurth, sociologa e scrittrice di saggi di politica, copioni e romanzi. Attivista della sinistra extraparlamentare e, soprattutto, del movimento antinucleare e femminista. Dopo l'autunno tedesco del 1977, è stata cofondatrice de I Verdi nel 1980, di cui ha occupato la presidenza federale dal 1984 al 1988. Dal 1989 al 1995, è stata presidentessa di un sindacato di giornalisti. Nel 1991 ha abbandonato il partito de I Verdi in seguito alla sua destrizzazione ed è andata a formar parte della sinistra ecologica. Dal 2001 al 2008 ha rappresentato l'associazione elettorale ÖkolinX-Lista antirazzista al parlamento regionale di Francoforte.
Tra i suoi numerosi libri va ricordata la Biografia (2007, è alla 4 edizione) di Ulrike Meinhof, Zeit des Zorns (“Il tempo della collera”, 2009), Die Himmelstürmerin (romanzo sulla Comune di Parigi), Das waren die Grünen. Abschied von einer Hoffnung (“Così erano I Verdi. Addio ad una speranza”, 2000).
 
I Verdi, il cui titolo originale è Krieg, Atom, Armut. Was sie reden, was sie tun: Die Grünen (“Guerra, energia atomica, povertà. Ciò che dicono e ciò che fanno: I Verdi”, Berlino 2011, 288 pp.) è il secondo libro che Jutta Ditfurth dedica a questo partito. La presentazione è avvenuta il 20 febbraio di quest'anno a Berlino. Se nel primo libro analizzava il processo di destrizzazione de I Verdi, l'abbandono dei loro ideali iniziali, la loro aspirazione ad essere l'alternativa, etc., in questo libro l'autrice documenta esaustivamente la loro azione politica di fronte alla guerra, all'energia nucleare, alla povertà, all'economia di mercato e al capitalismo, mettendo in primo piano la disparità esistente tra ciò che si dice e ciò che si fa.
 
Questa eccellente analisi, realizzata da una persona che conosce il tema in prima persona, risulta chiarificatrice non solo per conoscere la presunta alternativa de I Verdi tedeschi, ma anche per imparare da loro, adesso che viene annunciato un partito simile in Spagna, attualmente pubblicizzato col nome di Equo.
 
In Germania, I Verdi hanno goduto e godono di relativi successi elettorali, che li hanno portati a governare in coalizione con l'SPD (socialdemocratici), il CDU (destra) o l'FDP (liberali), a livello sia federale che regionale. Attualmente i sondaggi attribuiscono loro un 16% di intenzione di voto a livello federale, percentuale abbondantemente superata in alcuni Länder. Molti elettori ed elettrici albergano ancora la speranza che I Verdi siano un partito di sinistra, l'alternativa progressista alla dominante onda neoconservatrice.
 
Ovviamente i sondaggi non colgono la percentuale di elettori reali, ma solo quella degli elettori disposti a votare. Tuttavia il settore di quelli che non votano è il più ampio, un 36%, per cui i sondaggi non riflettono il criterio della società nel suo insieme, ma la presunta  decisione di quanti vogliono votare. 
 
Certo, ai suoi inizi, prima di convertirsi in partito politico attivo ed esercitare il governo, I Verdi si opponevano al monopolio della violenza statale e alla guerra, partecipavano alle manifestazioni contro le centrali nucleari, difendevano l'obiezione militare, etc. Ma i loro elettori non potevano immaginare che essi avrebbero abbandonato così presto i propri principi e si sarebbero convertiti in un partito come gli altri, adattandosi perfettamente al sistema vigente. La presunta forza de I Verdi, dice Jutta Ditfurth, sembra trasformarsi nel suo opposto non appena questi arrivano al governo.
 
Inoltre, pur essendosi convertiti in un partito come gli altri, è anche vero che si dimostrano più abili nel presentarsi come quello che non sono. In realtà sono legati agli interessi del capitale ed alla conservazione del potere quanto lo è il resto dei partiti borghesi. Non c'è da stupirsi, pertanto, che i mezzi di comunicazione flirtino con I Verdi e che fino ad un certo punto se ne sentano affascinati. La noiosa borghesia si sente sedotta dal fatto quasi romantico che un “Joschka” Fischer, vecchio tassista e radicale verde, arrivi ad essere Ministro degli Affari Esteri. Del fatto che Otto Schily, precedentemente avvocato di terroristi e deputato verde, diventi Ministro per la Sicurezza con l'SPD e del fatto che Jürgen Trittin, a suo tempo membro della Lega comunista, eserciti il ruolo di Ministro dell'Ambiente.
 
Tuttavia, con il loro sostegno alle misure restrittive dello Stato sociale, incarnate soprattutto dall'Agenda 2010 e dalla Hartz IV, I Verdi hanno perso la connessione con i loro fondamenti. Invece che ad una rivoluzione democratica, la Germania ha partecipato attivamente alla prima guerra dopo l'esperienza del nazismo. Con il ministro della Sanità, la verde Andrea Fischer, è peggiorata notevolmente l'assistenza sanitaria in Germania. Dopo aver perso le elezioni federali nel 2005, il ministro donna è andata a lavorare con un buono stipendio per l'industria farmaceutica Bayer. Con I Verdi al governo è scomparsa la pratica del diritto d'asilo, sono state poste le basi per lo Stato di polizia, sono state ridotte le pensioni, è stato limitato l'accesso degli operai e degli immigranti all'Università, etc. La “rivoluzione”, afferma Jutta Ditfurth, si è tradotta nello smantellamento dello Stato sociale e nell'impoverimento di migliaia e migliaia di persone. Il promesso “Neubeginn” (Nuovo inizio) si è tramutato nella riduzione delle imposte sul capitale e sui ricchi. Le idee infiammate della coalizione rosso-verde sono finite con i bombardamenti e la distruzione della Jugoslavia, con la libera circolazione dei capitali e con l'esportazione d'armi.
 
Non bisogna scervellarsi per indovinare quello che faranno I Verdi quando arriveranno al governo. Basta osservare quanto hanno fatto quando vi hanno partecipato. Nulla da stupirsi, perciò, che i media borghesi li trattino così bene, diano loro tanto spazio e siano loro tanto grati. I Verdi dominano come nessuno nell'arte del tradimento. Nessun altro partito tedesco sa indebolire e dividere la resistenza come loro.
Vediamo alcuni esempi.
Trasporto di residui e centrali nucleari
I capitoli 3 e 4 sono dedicati al rapporto de I Verdi col trasporto dei residui tossici e con le centrali nucleari. In questi capitoli l'autrice documenta l'evoluzione dall'opposizione radicale durante gli anni '70, fino all'approvazione nell'Agenda 2010. In particolare, quando ed in quale governo federale o regionale I Verdi sono stati o si trovano, quando hanno manifestato contro o a favore del trasporto ed hanno difeso o rifiutato le manifestazioni antinucleari. In questo senso, I Verdi mostrano un atteggiamento simile a quello del Partito comunista tedesco, che considera buone le centrali nucleari se sono in mano al popolo e nefaste se sono in mano al capitalismo. Come se la radioattività potesse discernere da sola tra i due sistemi.
 
Di fronte alla giustificazione del fatto che l'energia nucleare risulta più economica, Jutta Ditfurth ricorda che, tra il 2000 ed il 2008, i quattro principali consorzi dell'energia elettrica, E.0n, RWE, EnBW e Vattenfall Europa, guadagnarono 82.400 milioni di euro netti senza dover diminuire i prezzi al consumatore. A tale quantità ingente di benefici privati bisogna inoltre aggiungere i 203.400 milioni di euro ricevuti dallo Stato, vale a dire dalle tasche dei consumatori con le tasse. Perché, come diceva F. Engels nell'Antidühring, lo Stato agisce come “capitalista globale ideale”.
 
Verdi e socialdemocratici puntano, ipocritamente, sulla destra del CDU e dell'FDP anziché su loro stessi. Ma davanti alla catastrofe del Giappone, la stessa Angela Merkel ha fatto un passo indietro ed ha interrotto, per tre mesi, la produzione delle 7 centrali nucleari più vecchie. È quanto consigliano di fare la pressione del forte movimento ecologico ed antinucleare tedesco e l'imminenza delle elezioni.
I Verdi e la guerra
A loro tempo, I Verdi erano contrari anche alla partecipazione dell'esercito tedesco ai conflitti internazionali. Però, una volta al potere, il Governo rosso-verde (1998-2005) approvò l'intervento della Germania nella guerra contro la Jugoslavia. A partire da allora, I Verdi si convertirono in un partito guerriero procapitalista. I “Realos”, come venivano denominati, sapevano benissimo che mai sarebbero potuti arrivare al governo senza accettare il capitalismo e la NATO.
 
C'è qualcuno, si domanda Jutta Ditfurth, che abbia sentito dire che I Verdi, ai quali piace tanto parlare di “morale” in politica, furono corresponsabili della distruzione della Jugoslavia e del l'istituzione dello stato mafioso del Kosovo? La coalizione rosso-verde contribuì a collocare H. Thaci, chiamato col nome di guerra “il serpente”, come capo del governo in Kosovo. Un amico di J. Fischer, Tom Koening, è il responsabile dell'organizzazione dell'amministrazione civile. Dopo la sfiducia ottenuta in Kosovo, Fischer lo nominò prima responsabile dei diritti umani al Ministero degli Affari Esteri, e poi incaricato speciale dell'ONU in Afganistan. Questo individuo presiede dal 2009 la Commissione parlamentare per i diritti umani e gli aiuti umanitari. Nel gennaio del 2011 questo “verde” ha votato a favore del prolungamento della missione militare in Afganistan. T. Koening promise di collocare i diritti umani al centro della politica tedesca. Insomma, quando I Verdi collocano al centro la questione dei diritti umani bisogna intenderla come una minaccia agli stessi, conclude Jutta Ditfurth.
 
A I Verdi piace difendere militarmente i diritti umani. Il Governo rosso-verde inviò le proprie truppe in Afganistan, in Golfo Persico, nel Corno d'Africa, nel Mediterraneo. Con un bilancio di 1.700 milioni di euro e 10.000 soldati, la Germania è oggi il secondo fornitore di truppe dopo gli Stati Uniti, con distaccamenti stanziati dall'Afganistan ai Balcani.
La militarizzazione dei diritti umani e degli aiuti umanitari è parte della politica rosso-verde. È servita da propaganda per salvare i cormorani zuppi di petrolio nella Guerra del Golfo (1990-1991). Nella guerra in Jugoslavia è stata utile per compensare i crimini di Auschwitz ed in quella dell'Afganistan per liberare le donne afgane. Che beffa!
 
Nella fazione verde nessuno chiede più l'uscita dalla NATO. Nell'agenda de I Verdi non figura lo scioglimento del patto aggressivo, ma la sua estensione verso est, cioè l'inclusione della Russia e degli stati dell'ex Unione Sovietica. L'Atlantico del nord adesso abbraccia un'area che va da Vancouver a Vladivostok.
 
I portavoce di questo ordine sociale giustificano le proprie azioni belliche nell'interesse della  democrazia, dell'uguaglianza, dell'umanitarismo, etc. Ma i diritti umani comprendono anche l'uguaglianza sociale, e questa, afferma Jutta Ditfurth, può essere ottenuta solo con la soppressione dello sfruttamento e del beneficio privato, cioè con l'eliminazione dell'ordine economico capitalista globale. E nessuno fra I Verdi è disposto a pagare questo prezzo, visto che, da buoni borghesi, è da tempo che anche loro beneficiano di questo sistema.
I Verdi e il capitale
Ma la pietra miliare dell'alternativa progressista de I Verdi sta nel loro rapporto con il capitale. L'autrice documenta questa relazione nel capitolo 8 (pp. 210-255).
 
Negli anni '80, molti verdi erano sostenitori dell'uguaglianza. Essi la riconoscevano come il fondamento della sicurezza, della libertà e della felicità degli esseri umani. Si opponevano al capitalismo. Ancora non lo edulcoravano come “economia sociale di mercato” ed esigevano l'autodeterminazione da tutti. Nonostante ciò, i sette anni di governo rosso-verde hanno acutizzato le diseguaglianze di classe nella società tedesca. Dovunque abbiano governato, I Verdi hanno accelerato il processo di segmentazione sociale e mentale. Certo, ci sono verdi con poche entrate, ma i loro rappresentanti politici appartengono alla classe accomodata che può permettersi un'alimentazione sana, che classifica la propria spazzatura, manda i propri figli in scuole private e vive in zone residenziali tranquille e piacevoli. Oggi I Verdi sono i portavoce del settore degli alti rendimenti, fanno parte delle autodenominate élite, sono accademici, etc. E questo nonostante molti di loro si trovino immersi in un processo di proletarizzazione.
 
La coalizione rosso-verde ha incrementato sensibilmente il numero di poveri. Socialdemocratici e Verdi hanno organizzato la povertà della vecchiaia per milioni di persone. La loro politica socioeconomica ha significato un attentato al già debilitato Stato sociale. Il conglomerato di leggi stabilito dall'Agenda 2010, la Hartz I, II, III e IV, incarna l'insieme di riforme del sistema sociale e del mercato del lavoro tedeschi. Dal 1945 la Germania non viveva una simile aggressione contro i disoccupati ed i percettori di aiuti. Questo cumulo di riforme si vede incrementato ancor di più con l'attuale Governo presieduto da Angela Merkel. La presunta modernizzazione introdotta dall'Agenda 2010 e disposizioni complementari ha significato lo smantellamento dello Stato sociale. E questo è il modello che si vuole imporre al resto dei paesi europei.
 
Non ci vuole molto a verificare chi è il beneficiario di queste riforme. Non può essere altro che il capitale. Chi, sennò, trae profitto dalla riduzione dei costi aggiuntivi, la diminuzione dei costi di licenziamento, il prolungamento dell'età lavorativa, i tagli alle prestazioni ed agli aiuti sociali, la precarietà dell'impiego, la crescita enorme dell'esercito di riserva (Marx), etc.? Il risultato di questa “modernizzazione” è l'impoverimento della stragrande maggioranza della popolazione. Così, il 70% dei tedeschi possiede solo il 9% della ricchezza totale del paese, mentre il 10% dei più ricchi gode del 60% di 6,6 bilioni di euro. I ricchi sono sempre più ricchi, mentre 11,5 milioni di persone vivono minacciate dalla povertà. Questa colpisce già il 20% dei bambini e relative famiglie.
 
In Germania prolifera l'ultima invenzione del capitalismo, denominata col termine Leiharbeit, cioè lavoro in prestito, in regime di cessione. Ciò consiste nella creazione di una serie di imprese che non producono nulla, ma si dedicano a raccogliere i lavoratori e le lavoratrici disoccupati/e, che persino i sindacati ignorano perché non rientrano nel contratto collettivo, privi di qualsiasi tipo di protezione sociale. Questi vengono prestati o ceduti alle imprese che necessitano manodopera, e guadagnano la metà degli altri lavorando 48-50 ore settimanali, anziché le 38-40 stabilite dal contratto collettivo. Le differenze salariali arricchiscono i prestatori e le imprese che li impiegano. In Germania ci sono già vari milioni di lavoratori “prestati”, i nuovi schiavi. È così che l'economia tedesca è più produttiva e competitiva. Questo affare della “competitività” lo portano a termine in Spagna le ETT (Empresas de Trabajo Temporal, cioè le agenzie per il lavoro interinale), ed i contratti e subcontratti di tutti i tipi.
 
Così, mentre alcuni si impoveriscono, altri settori della classe media temono di cadere in povertà. E questa paura li rende aggressivi davanti ai disoccupati ed agli immigrati, i nuovi stigmatizzati sociali. Perciò, facendo onore alla popolare immagine tedesca del ciclista, cioè della persona che si piega davanti a quelli stanno più in alto e calpesta quanti stanno in basso, anche il suddito verde preferisce calpestare chi sta in basso prima di ergersi e camminare in solidarietà al suo fianco.
 
Perché I Verdi hanno distrutto settori considerevoli dello Stato sociale, si domanda Jutta Ditfurth? Per rafforzare i vantaggi del capitale tedesco nella sua competitività con gli altri capitali, risponde, per favorire la sua capacità esportatrice ed incrementare i suoi benefici.
 
Sì, in Germania I Verdi hanno contribuito ad allargare la forbice tra una minoranza di ricchi e la stragrande maggioranza di poveri. Un partito disposto a governare a tutti i costi, con l'SPD, con il CDU e a volte con l'FDP, deve anche essere disposto a mantenere la legge e l'ordine, cioè a proteggere la ricchezza.
 
La crisi economica mondiale è scomparsa solo per il capitale, che ha beneficiato di tutte le riforme dello Stato sociale. Nessuno frena il capitale che sottomette il paese Germania ed il mondo. Perché il capitalismo non attraversa nessuna crisi, il capitalismo è la crisi.
Adattamento
I Verdi non hanno cambiato in nulla le strutture dominanti, ma vi si sono insinuati e le hanno modernizzate, indurite e militarizzate. Ecco alcuni esempi di questo adattamento.
Renate Künast, di Pit Hammann
 
Renate Künast e I Verdi di Berlino, una delle fazioni più a sinistra negli anni '80, è oggi disposta ad entrare in coalizione con l'SPD ed il CDU. Andrea Fischer, antica trotskista e ministro della Sanità, ha dichiarato pubblicamente che i suoi nemici sono i medici e non l'industria farmaceutica. È per questo che dal 2006 al 2009 ha lavorato come direttrice di sezione nell'Agenzia Pleon e come lobbyper la Bayer ed altre imprese.
Joschka Fischer, di Pit Hammann
 
Ma Joschka Fischer, il vecchio Ministro degli Affari Esteri, supera tutti. Tra i suoi posti ben remunerati figurano quello di consigliere politico del consorzio dell'energia nucleare RWE, che gestisce la OMV Gas ed Elettricità (Vienna) e la RWE Supply & Trading (gasdotto). J. Fischer intasca per questo lavoro uno stipendio a sei cifre, che la RWE gli paga con versamenti netti di 48.000 euro. Non è strano che Fischer abbia approvato nel 2003, nel nome de I Verdi, la promozione dell'energia nucleare. E nemmeno che abbia ricevuto tanti complimenti dai mezzi di comunicazione come il New York Times, la Bildzeitung o la Frankfurter Allgemeine Zeitung per le sue attività a favore della NATO. È inoltre membro fondatore dell'European Council of Foreign Relations, tra i cui principi emerge quello del rafforzamento dell'Europa come potenza mondiale, o quello dell'utilizzo della forza militare per fermare i genocidi ed evitare le catastrofi umanitarie in Europa e nel mondo. J. Fischer è anche consigliere della BMW e della Siemens. Nel luglio 2010, il gruppo commerciale e turistico del consorzio REWE rese pubblica la collaborazione di Fischer all'interno della sezione alimenti ecologici.
 
Ma di certo I Verdi e gli ecologisti non hanno motivo di dover essere la stessa cosa, anche se magari c'è gente che lo crede. Se l'ecologia costituisce parte del patrimonio della sinistra (M. Sacristán), anche in Germania esiste una radice popolare e di destra. Originariamente, ecologia di sinistra significava anche andare alla radice delle condizioni di vita e di lavoro degli esseri umani. Ma I Verdi non hanno messo il naso in nessuna industria chimica. La povertà e la disoccupazione di massa intimoriscono quanti godono di un buon posto di lavoro fisso. Risulta facile immaginare la paura ed il terrore che sentiranno I Verdi quando i milioni di emarginati ed esclusi scandiranno la propria indignazione. Allora vedremo come verranno difesi con le unghie e con i denti i privilegi e la proprietà.
- Siete in possesso di un grande appartamento da scaldare e di una Volvo davanti alla porta, distruggete le Alpi durante i vostri soggiorni sciistici ed appestate l'atmosfera con tutti i vostri viaggi in aereo – E cosa fate per l'ambiente?- Votiamo per i Verdi...Klaus Stuttmann
 
L'onda neoconservatrice
Dalla dissoluzione dell'Unione Sovietica e la riunificazione tedesca è entrata in azione un'onda neoconservatrice che penetra in tutti gli ambiti sociali e mentali. È ciò che viene denominato mediante i concetti di globalizzazione economica e pensiero unico. I successi più evidenti di questa ondata sono stati la guerra in Jugoslavia e la distruzione dello Stato sociale, che va di pari passo con il maggior arricchimento dei potentati. I Verdi, così come i socialdemocratici, costituiscono una parte personale, ideologica e politica di questo rollback neoconservatore.
 
Per Jutta Ditfurth, la cosa terribile è che all'interno di questa borghesia accomodata cresce il pensiero elitista, destrista ed islamofobo. Si diffonde al suo interno un senso autoritario della giustizia. Insomma, la borghesia diviene corrotta a vista d'occhio. Da tempo le è indifferente quanto succede con le vittime della politica economica. Finché manterrà i propri privilegi e la sua proprietà, non la preoccuperanno le condizioni create dal consumo di beni cinesi, la morte dei bambini africani, gli immigranti che affogano nel Mediterraneo o che sopravvivono a malapena dietro il reticolato dei campi di internamento. I suoi comportamenti avvelenano la   società. Attraverso le proprie campagne, appoggiate dai propri mezzi di comunicazione, questa borghesia aggressiva diffonde il suo messaggio brutale: lasciate ogni speranza (Dante), siete inutili, la colpa della vostra situazione è vostra. A cosa servono la solidarietà, la democrazia partecipativa, la responsabilità sociale? Se la morale borghese è stata sempre eterea ed instabile, oggi è scomparsa completamente.
 
La diseguaglianza sociale perverte quanti la praticano e si identificano con essa. Questi divengono disinibiti, buttano la maschera, e vanno a finire proprio nell'ambiente dove si collocano oggi I Verdi, al “centro”, “alla sinistra del centro”. Non importa fino a dove si estende la loro destrizzazione. I Verdi sono oggi un motore davvero speciale dell'onda neoconservatrice, conclude Jutta Ditfurth.




Per concessione di Tlaxcala
Fonte: http://www.tlaxcala-int.org/article.asp?reference=4311
Data dell'articolo originale: 04/04/2011
URL dell'articolo: http://www.tlaxcala-int.org/article.asp?reference=4558 

 

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