sabato 30 aprile 2011

Dominio imperialistico del Canada su Haiti

Yves Engler 
Tradotto da  Raffaella Selmi



Dopo il terremoto che 15 mesi fa ha distrutto Haiti il pensiero della maggior parte dei canadesi, era quello di trovare chi era rimasto sotto le macerie, portare acqua ai superstiti, riunire le famiglie. Nelle stanze del potere invece le preoccupazioni sembra fossero di tutt’altro tenore.

Secondo documenti diffusi dalla stampa canadese la scorsa settimana, i funzionari canadesi temevano che il vuoto di potere del dopo terremoto potesse favorire una "sollevazione popolare". La legge sull’accesso alle informazioni ha reso pubblico una nota informativa "Secret" secondo cui: "La fragilità politica ha aumentato il rischio di una sollevazione popolare e ha alimentato le voci del ritorno al potere dell'ex presidente Jean-Bertrand Aristide, in esilio in Sud Africa ". La nota insiste sulla necessità di supportare le autorità di Haiti "per contenere i rischi di una rivolta popolare".
In aiuto alla polizia di Haiti e alla popolazione haitiana traumatizzata sono stati inviati 2.000 soldati canadesi (insieme a 10.000 americani). Allo stesso tempo numerose équipes specializzate nella ricerca e salvataggio in aree urbane sono state allertate, ma non sono state inviate a Haiti, perché, come ha osservato il ministro degli Esteri Lawrence Cannon "il governo ha scelto di inviare Forze Armate canadesi al loro posto ".
 
 
Un soldato canadese parla con gli haitiani
che si sono riuniti davanti all'ambasciata canadese
(The Canadian Press / AP / Paul Jeffrey / ACT Alliance HO)
I documenti pubblicati dalla stampa canadese rivelano il cuore (o meglio la mancanza di cuore), delle decisioni in politica estera: di solito dettate da ragioni strategiche anziché umanitarie. Ma non si riesce a trovare un evento che possa suscitare più compassione del terremoto di Haiti.
Ci dicono molto anche sulla natura delle relazioni di Ottawa con la nazione più povera dell'emisfero: i funzionari canadesi ritengono, a ragione, di essere i proprietari a Haiti.
Da quando ha ospitato la conferenza “l'iniziativa di Ottawa su Haiti” nel gennaio 2003, il Canada è diventato l’attore  principale nella vita del paese: nella conferenza i funzionari americani canadesi e francesi hanno concertato la destituzione del presidente eletto Jean-Bertrand Aristide per mettere il paese sotto amministrazione fiduciaria Internazionale, ricostituendo il temibile esercito haitiano. Tredici mesi dopo l’Iniziativa, Aristide è stato cacciato ed è iniziato il periodo amministrazione fiduciaria dell’ONU.
 
Da quel momento la Polizia Nazionale haitiana è stata fortemente militarizzata e il programma del neo eletto presidente prevede la destinazione delle scarse risorse dell’isola al riarmamento dell'esercito.
Il Canada ha sostenuto il candidato di destra Martelly (eletto col 16% di voti a favore grazie al boicottaggio del voto), ed ha investito 6 milioni di dollari nelle elezioni ,che hanno escluso dalla partecipazione il partito più popolare di Haiti, Fanmi Lavalas. Dopo il primo turno, i rappresentanti in missione all’Organizzazione degli Stati Americani hanno fatto pressione affinché fosse escluso il secondo candidato, Jude Celestin,. Il centro di Studi Politici ed Economici ha spiegato che "La comunità internazionale, guidata dagli Stati Uniti, Francia e Canada, ha fatto pressione sul governo Haitiano perché facilitasse il passaggio al secondo turno di Michel Martelly, al posto di Jude Celestin (secondo candidato alle presidenziali) ".Sono stati revocati i visti di alcuni funzionari haitiani e ci sono state minacce di ridurre gli aiuti nel caso non fossero accolte le raccomandazioni dell’OAS per incrementare i voti a favore di Martelly .
 
Mentre metà del consiglio elettorale ha accettato le richieste dell’OAS, l'altra metà ha rifiutato. Il giornale Haïti Liberté ha denunciato l’incostituzionalità del secondo turno elettorale perché "hanno votato solo quattro degli otto membri del Consiglio elettorale provvisorio (Cep) sui cinque necessari”. I risultati del primo turno non sono poi stati pubblicati nel bollettino, Le Moniteur, mentre  il presidente Preval non ha indetto le elezioni ufficialmente, requisiti entrambi obbligatori secondo la Costituzione "
L'assurdità di tutta la vicenda non ha impedito al governo canadese di appoggiare il voto e gli osservatori ufficiali delle elezioni hanno approvato questa farsa "democratica". Nel raccontare i brogli elettorali, il giornale Haiti Progress scrive che : " la specie di democrazia che Washington, Parigi e Ottawa vogliono imporci sta diventando realtà"
 
 
Haitiani in fila davanti all'ambasciata del Canada
Port-au-Prince (foto AFP)
La ragione del coinvolgimento politico del Canada a Haiti è l’interesse degli investitori. Le banche canadesi sono tra i pochi operatori stranieri a Port au Prince e la compagnia Gildan di Montreal, uno tra i maggiori produttori di t-shirt del pianeta, era ,prima del terremoto, il secondo datore di lavoro (dopo lo stato) Il settore minerario, con l'arrivo numerose nuove imprese negli ultimi anni, è quasi interamente canadese: l’Eurasian Minerals di Vancouver ha acquisito licenze di prospezione su circa il 10% della superficie di Haiti.
 
Da sette anni 10.000 soldati occupano l’isola tutelando gli investimenti stranieri e l’uno per cento di haitiani che possiede metà della ricchezza del paese. E, amara ironia, questi soldati, provenienti da uno dei paesi più poveri dell’Asia, hanno diffuso il colera, malattia causata dalla mancanza d’infrastrutture igienico-sanitarie e di un sistema sanitario adeguato: dal mese di ottobre, l’epidemia di colera ha fatto 5000 morti e centinaia di migliaia di persone contagiate. La rivista medica britannica The Lancet, parla di quasi 800.000 haitiani che hanno contratto la malattia.
I retroscena di questa vicenda non hanno avuto risonanza sui media. La società che gestiva i rifiuti nella base delle Nazioni Unite, Sanco Enterprises SA, ha smaltito le acque reflue delle truppe nepalesi in pozzi le cui acque sono filtrate nel fiume Artibonite, e gli Haitiani hanno bevuto l'acqua del fiume contaminato.
 
E 'difficile immaginare che una società che lavora per le Nazioni Unite si sarebbe comportata allo stesso modo in Canada; ma le forze di occupazione delle Nazioni Unite, e il governo canadese, non danno molto valore alla vita degli haitiani.




Per concessione di Dissident Voice
Fonte: http://dissidentvoice.org/2011/04/imperialist-agenda-in-haiti-exposed/
Data dell'articolo originale: 19/04/2011
URL dell'articolo: http://www.tlaxcala-int.org/article.asp?reference=4650 

Nessun commento:

Posta un commento