mercoledì 23 marzo 2011

Quinoà il cereale degli Inca

La quinoà, o il "cereale perduto" degli Inca, un cereale andino che giorno dopo giorno conquista le tavole più alla moda di tutto l'Occidente. Peccato che i contadini boliviani non possono più permettersi di comprare l'ingrediente primario della loro dieta
The indipendent, 22 marzo 2011

Quel cibo di moda da noi che fa fare la fame alla Bolivia. Tutto sulla quinoà, il “super alimento” di moda in Occidente (peccato che i contadini che la coltivano non possano più permettersela...)
di Adam Sherwin
La quinoà, o il "cereale perduto" degli Inca, un cereale andino che giorno dopo giorno conquista le tavole più alla moda di tutto l'Occidente.
Peccato che, se da una parte la richiesta da parte dell'Occidente ha dato una speranza di vita migliore ai contadini boliviani, ha portato anche i medesimi a un passo dalla malnutrizione, perché non possono più permettersi di comprare l'ingrediente primario della loro dieta.

La quinoà si coltiva da almeno 5 mila anni sugli aridi altipiani di Cile, Perù e Bolivia, e fino a poco tempo fa era nota solo ai frequentatori di negozi di alimentari bio e di caffetterie profumate di patchouli.

Gli Aztechi attribuivano doti magiche che ai grani giallastri della pianta di Chenopodium quinoa, che una volta cotti diventano croccanti e profumati. La leggenda vuole che ogni stagione l'imperatore Inca in persona piantasse, con utensili d'oro, il primo seme della "madre di tutti i cereali" sulle fredde montagne.

Oggi, le proprietà nutrizionali della quinoà hanno creato dal nulla nuovi canali di esportazione per prodotti dei campi dei contadini sudamericani.
La quinoà contiene più proteine di qualsiasi altro cereale e tutti gli otto aminoacidi che servono allo sviluppo dei tessuti. Secondo la Nasa, la quinoa sarebbe il “cibo perfetto per gli astronauti impegnati in voli spaziali prolungati”.

I supermercati, sempre a caccia dell'ultimo alimento supersano,  propongono i suoi grani senza glutine come una "sana alternativa" a pasta e riso. La Tesco vende confezioni da 300 grammi, che sfoggiano un'etichetta che dice "fondamentale per la crescita e il benessere". Prezzo: una sterlina e sessantanove (due euro circa).

Si cucina come il riso, pilaf o sottoforma di minestra; può essere usata come ingrediente di un'insalata, magari condita con vinaigrette, o si mangia a colazione come il muesli, con miele e frutta, secca e no.

Hugh Fearnley-Whittingstall, cuoco televisivo, ne  tesse le lodi in quanto "esaltatore di sapore" e la raccomanda saltata con cavolo verde, peperoncino e pinoli, da servire come piatto veloce e gustoso tanto caldo che freddo.

Waitrose (un negozio online di alimentari) propone anche ricette con papaya e lime, menta e peperoncini chili.

Là dove un tempo gli Inca coltivavano la quinoà per dare da mangiare ai  soldati, i contadini boliviani di oggi la coltivano intensivamente per l'esportazione. Negli ultimi cinque anni, il prezzo sul mercato è più che triplicato, migliorando di certo la condizione economica dei contadini del meridione boliviano. Succede anche che alcuni imprenditori boliviani, che si erano trasferiti in città, tornino nelle campagne per coltivare proprio la quinoà, ma i dati del Ministero dell'Agricoltura parlano di prezzi al consumo in patria aumentati del 34% in neanche cinque anni: troppo, al punto che i contadini locali non se la possono più permettere. Per alcuni di loro la quinoà è diventata un lusso: un chilo costa nei negozi fino a cinque volte più del riso.
La Bolivia ha sofferto a lungo di problemi legati alla malnutrizione; oggi si teme che, a causa dell'aumento dei prezzi, la popolazione torni a preferire cibi meno cari e poveri dal punto di vista nutrizionale. E sono proprio i bambini che vivono nelle regioni dove si coltiva quinoà a manifestare sintomi di malnutrizione cronica.

Evo Morales, il presidente boliviano, promette di concedere 10 milioni di $ in prestiti ai contadini per la coltivazione di quinoà per uso domestico, ma le crescenti esportazioni per soddisfare la richiesta dei mercati del Nord America portano all’inarrestabile rialzo dei prezzi.
L'altra potenziale minaccia per i contadini sudamericani è rappresentata dal fatto che questo cereale cresce bene anche in certe zone umide intorno a Bolton, tanto che sono molti gli inglesi che hanno preso a coltivare quinoà nell'orto e nei campi.

Ben Gabel, del Real Seed Catalogue, ci ha detto: "Per quest'anno abbiamo in magazzino solo altri 180 pacchi di semi di quinoà, una pianta molto popolare perché molto adattabile e più facile rispetto al grano: resiste addirittura al freddo notturno, che ne facilita la coltivazione"
E anche cucinarla presenta qualche difficoltà, dal momento che, ci dice Gabel "i grani devono rimanere a bagno fino a otto ore per liberarli dallo strato di resina che serve a tenere lontani gli uccelli".

Notizie in breve:
Viene coltivata dal 3000 AC. La "madre di tutti i cereali" serviva come cibo per gli eserciti Inca
E’ricca di magnesio e ferro; ottima fonte di fibre alimentari
L'OMS classifica le proteine contenute nella quinoà come equivalenti a quelle del latte
Ha un sapore che ricorda vagamente quello delle nocciole. Si può usare al posto del riso, in insalata, come contorno o ripieno.

Cibi alternativi alla quinoa:
Cous cous, bulgur, freekeh (grano verde del Medio Oriente) o moghrabieh (cous cous gigante del Maghreb).

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