domenica 6 marzo 2011

Le donne saudite reclamano i loro diritti attraverso Twitter

GV AdvocacyQuesto post è ripreso da GV Advocacy , progetto del circuito Global Voices mirato a tutelare la libertà d'espressione contro la censura online. · tutti gli articoli

traduzioniarticolo disponibile anche in:

Malagasy· Vehivavy Saodiana Mangataka ny Zon'Izy Ireo, any anaty Twitter
Español· Las mujeres sauditas exijen sus derechos, en Twitter
Français· Les Saoudiennes revendiquent leurs droits, sur Twitter
English· Saudi women demand their rights, on Twitter
In Medio Oriente e nel mondo arabo è tempo di cambiamenti e le donne saudite non vogliono essere lasciate indietro. In questo periodo si stanno facendo sentire via Twitter, Facebook, nei forum e attraverso i blog, rivendicando il principio di uguaglianza.
Deborah Amos, su Georgia Public Broadcasting [en, come tutti gli altri link eccetto ove diversamente indicato], racconta che gli ultimi eventi in Arabia Saudita hanno risvegliato le passioni politiche:
“Duraa Ali è una studentessa di giornalismo e indossa l'abaya e un velo sul volto: la ragazza ventiduenne ha chiesto in un forum se in Arabia Saudita una donna potrebbe mai iniziare una rivoluzione. Tra gli applausi del pubblico, Ali ha sottolineato che le donne sono quelle che hanno meno diritti.
Ali studiava in Bahrain quando le proteste sono iniziate: se da un lato era entusiasta delle richieste avanzate dai manifestanti sciiti, che sfidavano la famiglia reale sunnita, dall'altro era turbata dalla violenta reazione di fronte a quelle richieste.”
Su Twitter, l'hashtag #saudiwomenrevolution (la rivoluzione delle donne saudite) sta avendo un notevole successo: ogni giorno sono molti i tweet che supportano le rivendicazioni di queste donne; ogni tanto appare anche qualche commento contrario. Si tratta comunque di una tappa fondamentale per far emergere e dare importanza alle preoccupazioni delle donne saudite, un passo in avanti che sta contribuendo all'animata discussione sulla democrazia e l'uguaglianza di genere attualmente in corso nel mondo arabo musulmano.
Ecco un piccolo frammento dei tweet che ogni giorno popolano l'hashtag #saudiwomenrevolution:
Su Facebook, la pagina Saudi Women Revolution [ar, en] ha 591 sostenitori, un numero in continua crescita. Nonostante la maggior parte dei post sia in lingua araba, sono presenti anche alcuni commenti in inglese; inoltre, la pagina è sostenuta da uomini e donne non musulmani di tutto il mondo. Le vignette che rappresentano le donne saudite e le loro lotte giornaliere sono rivelatorie e spesso molto toccanti.
Mentre il sostegno mondiale verso le donne saudite cresce, alle autorità risulta ovviamente scomodo il risveglio della coscienza politica che sta avendo luogo nella società. James Nixon, su Thniq, spiega:
“Il 10 febbraio, un gruppo di intellettuali, attivisti e difensori dei diritti umani si sono incontrati per formare il primo partito politico dell'Arabia Saudita, il Partito Islamico Umma, rivendicando così la caduta della monarchia assoluta nel Paese.
Il 18 febbraio sono stati tutti arrestati: se vogliono tornare liberi, devono ritirare le loro richieste e farsi da parte.”
Sarà dura per le donne saudite, soprattutto per quelle che vogliono un cambiamento; tuttavia, il potere della gente non può mai essere ignorato a lungo, come dimostrano gli ultimi eventi in Tunisia e in Egitto.

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